sabato 5 giugno 2010

Sutra del Loto. Capitolo 13. Esortazione alla devozione


A quel tempo, il Bodhisattva e Mahasattva re della medicina insieme al Bodhisattva Grande Gioia della Predicazione, a ventimila Bodhisattva loro seguaci che li accompagnavano, cinquecento Arhat, ottomila novizi, la monaca Mahaprajapati e le seimila monache che la accompagnavano si alzarono e dissero:
“ Onorato del mondo, non avere ulteriori preoccupazioni. Dopo la tua estinzione noi onoreremo, abbracceremo, leggeremo, reciteremo, copieremo e predicheremo questo sutra, facendogli molte offerte.”



Allora il Buddha predisse l’illuminazione anche a Mahaprajapati e Yashodara, non avendolo fatto fino a quel momento.
- Dopo l’estinzione del Buddha in un’epoca di paura e di male noi predicheremo in lungo e in largo. Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi; ci attaccheranno con spade e bastoni ma noi sopporteremo tutte queste offese. In quell’epoca malvagia ci saranno monaci di saggezza perversa, adulatori e sleali, che pretenderanno di aver conseguito ciò che non hanno conseguito, che saranno arroganti e presuntuosi. Oppure vi saranno monaci che vivono nelle foreste, eremiti vestiti di stracci rattoppati che pretenderanno di praticare la vera via e guarderanno con disprezzo il genere umano. Avidi di vantaggi materiali e sostegni predicheranno la legge ai laici vestiti di abiti bianchi e saranno rispettati e riveriti dal mondo quasi fossero arhat in possesso dei sei poteri sovrannaturali. Questo uomini con intenti maligni costantemente preoccupati delle questioni mondane usurperanno il nome di eremiti delle foreste e godranno nel denunciare le nostre mancanze lanciando accuse come queste: questi monaci sono avidi di vantaggi e sostegni e perciò predicano dottrine non buddhiste, compilano scritture apocrife per ingannare la gente del mondo.
Sperando di guadagnarsi fama e onori, essi operano distinzioni quando predicano questo sutra.
Cercando costantemente di diffamarci nelle grandi assemblee si rivolgeranno ai sovrani, agli alti dignitari, ai brahmani e ai capifamiglia come pure agli altri monaci calunniandoci e parlando male di noi; diranno: Questi sono uomini dalle visioni distorte che predicano dottrine non buddhiste! Ma dato che noi riveriamo il Buddha sopporteremo tutti questi mali. Se anche ci diranno con scherno “Voialtri Buddha!” noi sopporteremo e accetteremo tutte queste parole arroganti e sprezzanti. In un Kalpa turbolento, in un’epoca malvagia, saranno molte le cose di cui aver paura. Demoni malvagi si impossesseranno di altre persone per farci maledire, ingiuriare e coprire di disonore. Ma noi, fidandoci rispettosamente del Buddha, indosseremo l’armatura della perseveranza. Al fine di predicare questo sutra sopporteremo tutte queste difficoltà. Senza curarci dei nostri corpi e delle nostre vite avremo a cuore solo la Via Suprema. In epoche a venire proteggeremo e sosterremo quello che il Buddha ci ha affidato. Questo deve sapere l’Onorato del Mondo. I monaci corrotti di quell’età turbolenta, non comprendendo gli espedienti usati dal Buddha per predicare la legge nel modo più appropriato, con sguardo arcigno ci copriranno di insulti; saremo esiliati più e più volte in luoghi molto lontani da torri e templi. Tutti questi diversi mali, tenendo a mente gli ordini del Buddha, noi li sopporteremo. Se nei villaggi e nelle città vi sono persone che ricercano la Legge, noi andremo ovunque si trovino e predicheremo la legge che il Buddha ci ha affidato. Saremo gli inviati dell’Onorato del Mondo e affronteremo le moltitudini senza paura. Predicheremo abilmente la legge perché desideriamo che il Buddha riposi tranquillo. In presenza del Buddha Shakyamuni e dei Buddha che si sono riuniti dalle dieci direzioni, pronunciamo questo voto. Il Buddha deve conoscere le intenzioni dei nostri cuori.

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