lunedì 30 agosto 2010

Sutra del Loto. Riassunto. Capitolo 2. Espedienti.


Il secondo capitolo del Sutra del Loto, denominato "Mezzi abili" o "Espedienti", è uno dei più importanti del Sutra del Loto. In questo capitolo, il Buddha Śākyamuni risorge dal profondo stato di samādhi e avvia un dialogo con Śāriputra.

Il discepolo gli chiede insistentemente di predicare la Dottrina profonda, ma il Buddha risponde che

« la Legge su cui si è risvegliato il Buddha è la più rara e la più difficile da comprendere. La vera entità di tutti i fenomeni può essere compresa e condivisa solo dai Buddha »

Sutra del Loto. Capitolo 2. Espedienti (Hoben)



Cap. II - Abilità nei mezzi salvifici. Espedienti (hoben).
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Difficoltà di comprendere la dottrina del Budda
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A quel tempo l’onorato dal mondo sorse serenamente dalla samadhi e disse a Shariputra:

domenica 29 agosto 2010

Sutra del Loto: Capitolo 1. Introduzione.



La grande assemblea
Così io ho udito
Una volta il Buddha si trovava sul monte Gridhrakuta nei pressi di Rajagriha. Era accompagnato da una moltitudine di dodicimila eccellenti monaci, tutti arhat che avevano sradicato ogni illusione e non avevano più alcun desiderio terreno. Avevano ottenuto ciò che andava a loro vantaggio e posto fine ai legami dell’esistenza e avevano conseguito la libertà della mente.

Sutra del Loto. Riassunto. Capitolo 1.

Nella foto: il picco dell'Aquila.
Il primo capitolo del Sutra del Loto si avvia con un prologo che descrive un'assemblea dei monaci riuniti sul Picco dell'avvoltoio (o Picco dell'Aquila), montagna esistente in India situata nei pressi di Rajgir, nello stato indiano del Bihar), dove, secondo il Buddhismo Mahāyāna, Buddha avviò gli insegnamenti dei Prajñāpāramitā Sūtra. Il prologo inizia con la dichiarazione "Così ho udito", propria dei sutra la cui esposizione si attribuisce tradizionalmente al Buddha Śākyamuni.

sabato 28 agosto 2010

Il Buddismo di Nichiren

Da: Wikipedia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_Nichiren



Buddhismo Nichiren è l'insieme di scuole buddhiste Mahāyāna giapponesi che fanno riferimento alla figura e agli insegnamenti del monaco buddhista Nichiren, vissuto in Giappone nel XIII sec.

Queste scuole sorgono direttamente dalla figura di Nichiren, un monaco giapponese del XIII secolo ordinato secondo la piattaforma monastica della scuola Tendai. Il loro lignaggio monastico è fatto risalire direttamente al Buddha Śākyamuni e al bodhisattva Bhaiṣajyarāja (giapp. Yakuō) e ripercorre il lignaggio della scuola cinese Tiāntái arrivando al fondatore della scuola giapponese Tendai, Saichō, e infine a Nichiren ritenuto a sua volta la manifestazione del bodhisattva Viśiṣṭacāritra (giapp. Jōgyō).
Dopo un avvio difficile, la scuola Nichiren venne finalmente riconosciuta dalle autorità di governo nel 1334, rischiando tuttavia un secondo annientamento nel XVI secolo. L'aperta ostilità da parte delle altre scuole buddhiste nei confronti delle scuole del Buddhismo Nichiren fu determinata dal fatto che queste ultime pretendevano di incarnare l'unico, autentico insegnamento del Buddha Śākyamuni, considerando le altre scuole alla stregua di insegnamenti provvisori quando non falsi. Certamente ogni scuola buddhista di ogni periodo e Paese si è sempre considerata portatrice del più autentico o più profondo insegnamento buddhista, la novità in questo senso del Buddhismo Nichiren è consistita nell'aver esplicitato e diffuso apertamente questa convinzione nella pratica del proselitismo tra i laici e tra i monaci.
Tutto questo portò le altre comunità monastiche, segnatamente quella del monastero dell'Enryaku-ji sul monte Hiei, ormai trasformatesi come in Occidente in ordini monastico-cavallereschi (sōhei), a guerreggiare apertamente contro i monaci Nichiren. Le tensioni giunsero spesso a provocare il massacro dei monaci rivali e l'incendio dei loro monasteri. Le autorità laiche appoggiarono ora questa ora l'altra fazione in base ai propri convincimenti religiosi.
La vitalità delle scuole del Buddhismo Nichiren è comunque dimostrata dal fatto che seppur essendo state oggetto di dure persecuzioni religiose esse sono sempre riuscite a rinascere e a diffondersi, e rappresentano oggi il ramo di insegnamento buddhista più diffuso in Giappone con oltre 35 milioni di seguaci e circa 7.000 mila tra templi e monasteri.

venerdì 20 agosto 2010

Le parabole del Sutra del Loto. La parabola dell'uomo ricco



Un uomo in gioventù abbandonò il padre e fuggì per vivere lontano stando via molti anni. Con gli anni divenne sempre più povero e indigente e vagava alla ricerca di cibo e vesti. Un giorno per caso arrivò nella sua terra natia.

Le parabole del Sutra del Loto. La parabola della casa in fiamme.



In una città viveva un uomo molto ricco. Egli era già in età avanzata e le sue ricchezze andavano al di là di ogni immaginazione. Possedeva molte terre, palazzi e servitori. La sua dimora era grande ma in pessimo stato, e aveva un solo accesso, le travi in rovina e i muri divisori a pezzi. Tra le mura trovavano rifugio avvoltoi, nei suoi angoli erano annidati spaventosi serpenti ed era l’asilo di vermi, topi e creature malvagie di tutti i tipi.

Le parabole del Sutra del Loto. La parabola del nato cieco.


La parabola del nato cieco (presente nella sola edizione in sanscrito)
Dopo queste parole, Makassiapa chiese al beato:
- Beato, se non ci sono tre veicoli, come mai si usano le parole “uditori”, “pratyekabuddha, o Buddha solitari”, e Bodhisattva? -
Così richiesto, il Buddha rispose:
- Il vasaio può fare diversi recipienti; uno per lo zucchero, uno per il burro e uno per il latte, ma l’argilla è la stessa. Non c’è differenza tra le varie argille, ma solo nel contenuto.-
Dopo queste parola Makassiapa chiese ancora al Beato:
- Se gli esseri viventi che hanno superato il triplice mondo hanno inclinazioni diverse, vi è per loro un solo Veicolo oppure due, o tre? -
Il Beato rispose:
- Makassyapa, il Nirvana nasce dalla comprensione dell’uguaglianza di tutti gli elementi. Quindi esso è uno, non due o tre.


Le parabole del Sutra del Loto. La parabola delle erbe medicinali.


Il Buddha disse a Makassiapa e agli altri discepoli maggiori:
Il Buddha possiede infinite e incommensurabili virtù. È il re delle dottrine e nulla di ciò che predica è falso. Tutte le dottrine egli le espone avvalendosi di espedienti. Perciò tutte mirano a far raggiungere agli esseri viventi la saggezza onnicomprensiva. Egli conosce il fine di ogni dottrina e conosce il funzionamento recondito della mente di tutti gli esseri viventi, penetrandone i segreti fino in fondo. Quindi si adatta agli esseri viventi e predica la legge in svariati modi, tacendo l’essenziale a lungo, senza fretta di parlarne immediatamente, ma adattando la predicazione alla capacità delle persone.
Chi è saggio se ne sente parlare riuscirà a capirlo e a credervi, ma chi non lo è nutrirà dubbi o perplessità.

Le parabole del Sutra del Loto. La parabola del gioiello nascosto.


Allora i cinquecento Arhat esultarono di gioia e si inchinarono al Buddha, dicendo:
“Signore, noi eravamo soliti pensare di aver già raggiunto l’illuminazione definitiva ma capiamo di essere stati privi di saggezza.”
È come nel caso di un uomo che si recò a casa di un caro amico e che, dopo essersi ubriacato di vino si addormentò. A quel tempo l’amico doveva allontanarsi per un incarico ufficiale. Preso un gioiello inestimabile, lo cucì nella fodera della veste dell’amico e lo lasciò andandosene. L’uomo dormiva ubriaco e non si accorse di nulla. Quando si risvegliò si mise in viaggio verso altri paesi.

Le parabole del Sutra del Loto. La parabola della città fantasma.


Supponiamo che, in un luogo deserto e selvaggio, veramente spaventoso, vi sia una strada lunga 500 vojana, ardua e pericolosa. E supponiamo che vi sia un numeroso gruppo di persone che voglia percorrere questa strada per raggiungere l’Isola dei gioielli, un luogo in cui sono custoditi preziosi tesori. Essi hanno una guida, dotata di vasta saggezza e acuta comprensione che è perfettamente a suo agio su questa strada ripida, conosce la disposizione dei passaggi e delle strettoie ed è preparata a condurre il gruppo di persone e ad accompagnarle lungo questo irto cammino.

Le parabole del Sutra del Loto. La parabola del bravo medico.


Il Buddha è come un bravo medico saggio ed esperto che sa preparare le medicine per curare qualsiasi malattia. Egli ha molti figli, e un giorno si reca in un paese lontano per occuparsi di certi affari. Dopo che egli si allontanò i figli bevvero un veleno che li fa spasimare dal dolore e li fa cadere a terra agonizzanti. A quel tempo il padre torna a casa e scopre che i figli hanno bevuto il veleno. Alcuni sono completamente fuori di sé, mentre altri non lo sono.

martedì 10 agosto 2010

Sutra del Loto. Capitolo 20. Il Bodhisattva Sadapaributa (Mai sprezzante)


Cap. XX - Il Bodhisattva Sadapaributa (Mai sprezzante)
Mi ricordo di un tempo passato in cui c’era un Buddha chiamato Bismagaritasvararaja (Re Suono maestoso), dotato di poteri e saggezza sconfinati, guida e maestro di tutti, attorno a cui dei, uomini, draghi e spiriti si riunivano per tributargli offerte. Dopo l’estinzione di questo Buddha, quando anche la sua legge era sul punto di estinguersi, viveva un Bodhisattva che si chiamava Mai Sprezzante, in un epoca in cui c’erano monaci estremamente arroganti. Questo monaco, chiunque incontrasse, si inchinava e pronunciava parole di lode dicendo:

domenica 8 agosto 2010

Sutra del Loto. Capitoli 21 e 22. Poteri sovrannaturali del Budda. Affidamento.


Cap. XXI - Poteri sovrannaturali del Tathagata e Cap. XXII – Affidamento
Allora il Buddha si alzò dal suo trono e pose la sua mano sull’assemblea pronunciando queste parole:

venerdì 6 agosto 2010

Sutra del Loto. Capitolo 23. Precedenti vicende del Buddha Bhaishajyaraja (Re della medicina)


Cap. XXIII - Precedenti vicende del Buddha Bhaishajyaraja (Re della medicina)
A quel tempo il Bodhisattva Fiore sovrano della costellazione chiese al Buddha:
Perché il Bodhisattva Re della medicina va e viene in questo mondo di saha?
Allora il Buddha rispose:

giovedì 5 agosto 2010

Sutra del Loto. Capitolo 24. Il Bodhisattva Gangadasvara (Suono meraviglioso)


XXIV- Il Bodhisattva Gangadasvara (Suono meraviglioso)
A quel tempo il Buddha Shakyamuni illuminò i mondi di Buddha nella direzione orientale; in uno di questi milioni di mondi c’era un mondo chiamato Ornato di Pura Luce. Qui c’era un Buddha chiamato Tathagata Saggezza regale della costellazione del Puro Fiore. In questa terra vi era un Bodhisattva chiamato Gangadasvara che aveva ottenuto le più grandi samadhi, quella della saggezza, quella del dharma, quella che permette di comprendere tutti gli esseri viventi, quella del gioco magico, quella della virtù, quella della rivoluzione del sole e molte altre. Quando la luce emessa dal Buddha Shakyamuni lo illuminò, egli si rivolse al Buddha della sua terra e disse:
“Onorato dal mondo, devo recarmi dal Buddha Shakyamuni per rendergli omaggio, e per rendere omaggio a Manjushri e a tutti gli altri Bodhisattva lì con lui.”
Rispose il Buddha Saggezza regale:

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