venerdì 20 agosto 2010

Le parabole del Sutra del Loto. La parabola della città fantasma.


Supponiamo che, in un luogo deserto e selvaggio, veramente spaventoso, vi sia una strada lunga 500 vojana, ardua e pericolosa. E supponiamo che vi sia un numeroso gruppo di persone che voglia percorrere questa strada per raggiungere l’Isola dei gioielli, un luogo in cui sono custoditi preziosi tesori. Essi hanno una guida, dotata di vasta saggezza e acuta comprensione che è perfettamente a suo agio su questa strada ripida, conosce la disposizione dei passaggi e delle strettoie ed è preparata a condurre il gruppo di persone e ad accompagnarle lungo questo irto cammino.



Il gruppo che egli guida, dopo aver percorso un certo tratto di strada, comincia a scoraggiarsi dicendo:
“ Siamo completamente esausti e spaventati. La foresta è troppo lunga e non ce la faremo mai a oltrepassarla. Preferiamo tornare indietro.”
La guida, un uomo di molte risorse, pensa tra sé:
“Che peccato che rinuncino ai molti rari tesori che stanno cercando e ora desiderino tornare indietro”.
Dopo aver così riflettuto ricorre al potere degli espedienti e, quando avevano già percorso trecento voyana lungo la difficile via, fa apparire per incanto una città cinta di mura e ne adornò i palazzi circondandoli di giardini e boschetti, ruscelli di acqua corrente, stagni e laghetti con doppi cancelli, alte torri e padiglioni popolati di uomini e donne. Egli dice al gruppo:
“Non abbiate paura, non dovete tornare indietro perché ora c’è una grande città ove potrete fermarvi e riposare e fare ciò che vi piace. Se entrerete in questa città vi troverete a vostro agio e vi sentirete tranquilli. Più tardi, se ve la sentirete di proseguire fino al luogo dei tesori, potrete lasciare la città.”
Allora i membri del gruppo, completamente sfiniti, provano un immensa gioia e apprezzando la fortuna inaspettata esclamano:
“Finalmente possiamo allontanarci da questa strada terribile e trovare un po’ di quiete e serenità. Qui abbiamo trovato il Nirvana e qui vi rimarremo.”
Le persone del gruppo allora si affrettano e entrano in città dove, essendo al sicuro dalle difficoltà, si sentono a loro agio.
Una volta che le persone si furono riposate la guida fece sparire la città fantasma e disse al gruppo:
“Ora dovete ripartire. La terra dei tesori non è lontana. La grande città di poco fa altro non era che un miraggio che ho evocato per farvi riposare. Non era altro che una città fantasma. Ho capito che eravate allo stremo delle forze e volevate interrompere il viaggio a metà strada, allora mi sono avvalso del potere degli espedienti per far apparire temporaneamente questa città. Adesso però dovete andare avanti diligentemente e raggiungere tutti insieme il luogo ove si trova il tesoro.”
Monaci, il Tathagata è in una situazione simile. Adesso si sta comportando con voi come quella guida. Egli sa che la brutta strada della nascita, della morte e dei desideri terrena è ripida, erta, difficile, lunga, smisurata, ma deve essere percorsa e superata. Se gli esseri viventi udissero soltanto dell’unico Veicolo del Buddha, non desidererebbero vedere il Buddha, né vorrebbero avvicinarlo; invece penserebbero dentro di loro:
“La via del Buddha è lunga, smisurata, occorre sforzarsi con diligenza e affrontare difficoltà per lungo tempo prima di poter conseguire il successo.”
Il buddha sa che le menti degli uomini sono deboli e così avvalendosi del potere degli espedienti, predica due nirvana per offrire un luogo di riposo lungo il cammino. Ma se gli esseri viventi indugiano in questi due stadi allora il Tathagata dice loro:
“Non avete ancora idea di ciò che deve essere fatto. Lo stadio in cui avete scelto di rimanere è vicino alla saggezza del Buddha, ma dovete ponderare e riflettere oltre. Questo nirvana che avete conseguito non è quello vero. Semplicemente, il Tathagata, usando il potere degli espedienti, predica il Veicolo del Buddha operando delle distinzioni come se fossero tre.”
Il Buddha è come quella guida che, per offrire un luogo di riposo, fa apparire d’incanto una grande città e, quando percepisce che i viaggiatori si sono riposati, dice loro:
“Il luogo dove si trovano i tesori è molto vicino. Questa città non è reale, è solo un miraggio che è stato evocato d’incanto.”

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