venerdì 20 agosto 2010

Le parabole del Sutra del Loto. La parabola del nato cieco.


La parabola del nato cieco (presente nella sola edizione in sanscrito)
Dopo queste parole, Makassiapa chiese al beato:
- Beato, se non ci sono tre veicoli, come mai si usano le parole “uditori”, “pratyekabuddha, o Buddha solitari”, e Bodhisattva? -
Così richiesto, il Buddha rispose:
- Il vasaio può fare diversi recipienti; uno per lo zucchero, uno per il burro e uno per il latte, ma l’argilla è la stessa. Non c’è differenza tra le varie argille, ma solo nel contenuto.-
Dopo queste parola Makassiapa chiese ancora al Beato:
- Se gli esseri viventi che hanno superato il triplice mondo hanno inclinazioni diverse, vi è per loro un solo Veicolo oppure due, o tre? -
Il Beato rispose:
- Makassyapa, il Nirvana nasce dalla comprensione dell’uguaglianza di tutti gli elementi. Quindi esso è uno, non due o tre.




Supponiamo che un tale sia nato cieco e creda che non esistono forme belle o brutte, né uomini che vedono forme belle e brutte. Non esiste il sole, la luna, le costellazioni o i pianeti.
Se qualcuno parla al cieco di queste cose egli non ci crede.
Ora vi è un certo medico che conosce tutti i mali, il quale, pensando che le malattie di quest’uomo sono dovute alle sue cattive azioni passate, decide di andare sull’Himalaya a prendere 4 erbe che servono allo scopo.
Una volta trovate, dopo aver raggiunto la cima e sfidato mille pericoli, torna dal cieco e gliele somministra e costui riacquista la vista. E così dice:
- Che sciocco sono stato a non credere a ciò che mi dicevano. Adesso vedo ogni cosa, sono libero dalla cecità. Nessuno mi è superiore! -
Tuttavia alcuni veggenti, in possesso delle cinque facoltà sovrannaturali, dei poteri magici, gli dicono:
- Uomo, tu hai ottenuto la vista, ma ancora non sai nulla del resto. Da dove viene questa tua arroganza? Non sei saggio né sapiente. Quando stai seduto nella tua casa non distingui le forme che si trovano fuori, non riconosci chi è ben disposto verso di te e chi no, e non sei capace di muoverti neanche di una lega senza sollevare i piedi. Sei stato concepito e cresciuto nel ventre materno ma non ricordi un tale fatto. In che senso dici di essere saggio? Tu confondi la cecità con la luce, e la luce con la cecità. -
Allora costui chiede ai veggenti come fare per acquistare tali poteri. E i veggenti rispondono:
- Vai a vivere in una foresta, o in una grotta. Rifletti sulla dottrina ed elimina le impurità. -
Così l’uomo diventa un asceta e si rende conto di quanto poco saggio era stato prima.

Ora Makassyapa, cieco dalla nascita è colui che si trova nei sei destini del samsara. Costui non conosce la vera dottrina e coltiva la pesante oscurità delle passioni. Essendo accecato dall’ignoranza accumula i semi dei suoi futuri stati mentali.
Il Buddha è il medico che nasce nel triplice mondo e parla a questi esseri del Triplice Veicolo. Così il cieco che ritrova la vista è come il seguace dei veicoli degli uditori e dei Buddha solitari, che recide il legame delle afflizioni del samsara e crede di aver raggiunto il Nirvana.
Il Tathagata allora lo istruisce sulla dottrina e gli dice: “Dato che non hai compreso tutti gli elementi dove è il tuo Nirvana? Il tuo è un riposo ma non la vera pace” Il Beato lo incoraggia al risveglio. E costui, dopo aver compreso, vede il triplice mondo vuoto in tutte le dieci direzioni, simile a una magia, un sogno, un miraggio o un’eco. Egli allora, nella sua grande saggezza, vede l’intero corpo della Dottrina: non ci sono tre veicoli, ma un veicolo unico. Tutti gli elementi sono uguali: colui che ha capito questo, conosce la pace immortale e beata.

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