mercoledì 23 giugno 2010

L'offerta del riso bianco

Ho ricevuto il sacco di riso, il sacco di taro e il canestro di alghe di fiume che mi hai inviato per mezzo dei tuoi servi. L’uomo ha due tipi di tesori: i vestiti e il cibo. Un sutra afferma: «Gli esseri senzienti vivono di cibo». Per l’uomo, la sopravvivenza in questo mondo dipende dal cibo e dai vestiti.
Per i pesci l’acqua nella quale vivono è il più grande tesoro, e per gli alberi lo è il terreno su cui crescono.
La vita dell’uomo è sostenuta da ciò che mangia e per questo il cibo è il suo tesoro. Tuttavia, il più prezioso di tutti i tesori è la vita stessa. Nemmeno i tesori dell’intero universo possono eguagliare il valore di una singola vita umana. La vita è come una lampada e il cibo come l’olio. Quando l’olio è finito la fiamma si spegne, e senza cibo la vita si interrompe.
Nel venerare tutte le divinità e i Budda, si fa precedere la parola “Namu” ai loro nomi. Ma qual è il significato di “Namu”?



“Namu” è una parola sanscrita che è resa kuei-ming in cinese e kimyo in giapponese. Cosa significa kimyo ? Significa consacrare la propria vita al Budda.
Alcuni hanno moglie, figli, servi, possedimenti, oro, argento o altri tesori, a seconda della loro condizione. Altri non possiedono nulla. Comunque sia, che uno possieda dei tesori o no, la vita è per tutti il tesoro più prezioso. Per questo motivo gli uomini del passato che furono chiamati santi e saggi consacrarono la loro vita al Budda, e conseguirono la Buddità.
Sessen Doji offrì il suo corpo a un demone per ricevere in cambio un insegnamento composto di otto caratteri. Il bodhisattva Yakuo si bruciò un gomito in offerta al Sutra del Loto. Nel nostro paese, il principe Shotoku1 si strappò la pelle di una mano per copiarvi il Sutra del Loto, e l’imperatore Tenji2 si bruciò il dito medio in offerta al Budda Shakyamuni. Tali pratiche sono per i santi e i saggi, ma non per noi, gente comune.
Tuttavia, anche i comuni mortali possono conseguire la Buddità se comprendono il senso di una sola parola: “sincera dedizione”. Cosa significa “sincera dedizione”? È il principio di kanjin (Illuminazione).
Che cosa significa? Vuol dire che offrire il proprio unico vestito al Sutra del Loto equivale a strapparsi la pelle e, in tempo di carestia, offrire al Budda l’unica ciotola di riso da cui dipende la sopravvivenza è dedicare la propria vita al Budda. I benefici che derivano da tale dedizione sono grandi come quelli che ricevette il bodhisattva Yakuo bruciandosi il gomito, o Sessen Doji offrendo la sua carne a un demone.
Perciò, se i santi si consacravano offrendo il loro corpo, i comuni mortali possono farlo attraverso la sincerità delle loro offerte. Il precetto della donazione3, esposto nel settimo volume del Maka shikan, in effetti insegna lo spirito dell’offerta. Il vero sentiero della vita sta nelle cose di questo mondo. Nel Sutra Konkomyo si legge: «Avere una profonda conoscenza di questo mondo è di per sé Buddismo». Il Sutra del Nirvana afferma: «Qualunque sia la fonte, tutte le scritture e gli insegnamenti sono essenzialmente la rivelazione della verità buddista. Non sono insegnamenti non-buddisti».
Al contrario, nel sesto volume del Sutra del Loto si legge: «Nessuna cosa che riguardi la vita o il lavoro è in qualche modo diversa dalla realtà fondamentale»4. Nello spiegare il vero significato che si nasconde in queste citazioni, Miao-lo insegnò che i primi due sutra sono profondi, ma ancora superficiali se paragonati al Sutra del Loto. Laddove quelli si riferiscono alle cose del mondo in termini di Buddismo, il Sutra del Loto spiega che le cose del mondo sono essenzialmente il Buddismo. I sutra precedenti il Sutra del Loto insegnavano che tutti i fenomeni derivano dalla mente di una persona. La mente è come la terra, e i fenomeni sono come le piante che vi crescono. Ma il Sutra del Loto insegna che la mente è una cosa sola con la terra, e che la terra è una cosa sola con le sue piante. I sutra provvisori dicono che una mente tranquilla è come la luna e che un cuore puro è come un fiore, ma il Sutra del Loto afferma che il fiore e la luna sono essi stessi cuore e mente. Da ciò si comprende che il riso non è solo del semplice riso, ma la vita stessa.
Dato che il reggente non volle assaggiare il sontuoso cibo [del Buddismo], non c’era nient’altro che io potessi fare, e così mi sono ritirato nella foresta. Sono un uomo comune, e trovo difficile sopportare il freddo dell’inverno o il caldo dell’estate. Non ho neanche abbastanza da mangiare. Non potrei mai emulare l’impresa di quell’uomo che si dice abbia camminato per diecimila ri5 con un solo pasto, o quella di Confucio e suo nipote che consumarono solo nove pasti in cento giorni. Senza cibo non potrei continuare per molto tempo a recitare il sutra, o a concentrarmi in meditazione.
Dunque le tue offerte sono ben più che semplici doni. Forse il Budda stesso ti ha suggerito di prenderti cura di me, forse sei stato spinto dal karma che hai formato nel passato. È impossibile dire tutto quello che vorrei in questa lettera.
Con profondo rispetto

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