venerdì 9 luglio 2010

Buddismo e cattolicesimo. Due religioni a confronto.


- Il buddismo forse non è neanche una religione. Taluno la definisce una filosofia, altri una psicoterapia.




- Se a un buddista gli dici che il buddismo non è una religione, quello non si offende. Nel buddismo puoi discutere tutto, nel cattolicesimo no.
- Il cattolico dice che il buddismo è una religione senza Dio. In realtà il buddismo non è una religione senza Dio; più semplicemente, Budda non prese posizione sul problema.
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- Il cattolico ha molte difficoltà quando gli domandi come e perchè l'unica vera religione sarebbe stata rivelata solo duemila anni fa, a fronte delle migliaia di anni che l'uomo è sulla terra, e solo ad una porzione limitata del pianeta.
Ha anche molte difficoltà nel momento in cui gli si domanda se alcuni fondamentali dogmi, tipicamente terrestri, siano compatibili con l'esistenza di vite extraterrestri e con caratteristiche diverse dalla nostra.
Per il buddismo questa difficoltà non esistono, perchè Budda tende a trovare una risposta adatta e diversa per ognuno, tenendo conto del sesso, dell'età, dei costumi, della nazionalità, ecc.


- Il buddismo è compatibile con qualsiasi altra religione. In teoria si potrebbe essere buddisti e cattolici, buddisti e induisti, ecc.


- Il buddismo insegna la liberazione dell'uomo dalla schiavitù dei dogmi e delle teorie imposte; il cattolico impone dogmi e teorie.


- Se ad un buddista colto dici che Budda non è mai esistito quello si interesserà alla tua teoria e la ascolterà con interesse. Se dite ad un cattolico che Gesù è un personaggio inventato si arrabbierà e dirà che siete bestemmiatori. Molti studi infatti parlano di Budda come di un personaggio di fantasia, ma nessuno studioso buddista si è mai risentito di ciò, perchè si ritiene che l'importante sia il messaggio, non il messaggero; l'importante è il contenuto del buddismo, non l'idolatria di un uomo.


- I cattolici proclamano santi quelli che fanno i miracoli, ma in genere, quando si attribuisce a persone viventi un miracolo o presunto tale, tendono a negare il fenomeno dei miracoli.
I buddisti sostengono che i miracoli siano dappertutto, li vedono ovunque, e quando un uomo compie imprese straordinarie le ritengono assolutamente normali.
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- La bestemmia è considerato un peccato grave per il cattolico. Per il buddismo il concetto di bestemmia non esiste e se qualcuno insulta Budda, i buddista non se la prende. Infatti nelle popolazioni cattoliche le bestemmie sono molto diffuse. Nelle popolazioni buddiste la bestemmia non esiste.
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- Il cattolico in genere non legge i messaggi buddisti, se non per farsi un'idea di quella che considera una cultura diversa.
Il buddista legge spesso il vangelo come parte integrante della sua conoscenza. In molti monasteri buddisti si leggono parti del vangelo.
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- Il buddista leggerà il vangelo e vi troverà minime differenze rispetto ai sutra buddisti. Il cattolico leggerà i sutra buddisti e vi troverà immense e insuperabili differenze.
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- Se al buddista dici che il il messaggio di Budda è uguale a quello del Vangelo si rallegrerà. Se al cattolico dici che i due messaggi sono identici cercherà di contestarlo.
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- La dottrina buddista può essere sintetizzata in poche righe e capita in pochi minuti. La dottrina cattolica richiede centinaia di pagine e spesso non viene capita neanche dopo anni.
Il buddista ritiene che la semplicità della sua dottrina sia un pregio. Il cattolico ritiene che la semplicità sia il limite della dottrina buddista.
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- Se ad un buddista fai notare i pochi crimini commessi in passato e nel presente, in nome del buddismo, ti risponderà che è vero, ma che sono colpe di uomini, e non del buddismo tutto, e magari si attiverà (pregando o in altro modo) per fermarli.
Se ad un cattolico parli dei crimini commessi, in passato e nel presente, in nome di Cristo, minimizzerà, negherà, giustificherà, e in genere ti accuserà di essere contro la Chiesa perchè sei un senza Dio.
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- Lo scopo ultimo del Buddismo è la felicità dell'essere umano e la salvezza dell'anima. Lo scopo ultimo del cattolicesimo in teoria dovrebbe essere lo stesso, ma la maggior parte dei cattolici non l'hanno capito.

23 commenti:

  1. Mi hai fatto venire in mente questo, che avevo letto tempo fa.

    Da "Il Buddha vivente, il Cristo vivente" di Thich Nhat Hanh:


    Entrare in comunione con il Cristo vivente

    Quando invochiamo il nome del Buddha, evochiamo le stesse qualità del Buddha in noi stessi. Ci dedichiamo alla pratica per far sì che il Buddha diventi vivo dentro di noi, così da poter avere sollievo dalle afflizioni e dagli attaccamenti. Ma diverse persone che invocano il nome del Buddha lo fanno senza cercare veramente di raggiungere i semi del Buddha in loro stesse.

    Si racconta la storia di una donna che invocava il nome del Buddha centinaia di volte al giorno senza mai attingere l'essenza di un Buddha. Dopo una pratica di dieci anni, traboccava ancora di collera e irritazione. Il suo vicino osservava la circostanza e un giorno, mentre ella stava invocando il nome del Buddha, bussò alla sua porta e gridò: "Signora Ly, aprite la porta!". La donna era molto seccata d'essere disturbata, suonò la sua campana molto forte affinché il vicino udisse che stava salmodiando e smettesse di disturbarla. Ma costui continuava a chiamarla: "Signora Ly, signora Ly, signora Ly, ho bisogno di parlarvi". La donna s'infuriò, gettò la sua campana a terra e scalpitò verso la porta esclamando: "Non vedete che sto invocando il nome del Buddha? Perché m'importunate ora?". Il vicino replicò: "Ho chiamato il vostro nome solo dodici volte e guardate come siete andata in collera. Immaginate come debba essere in collera il Buddha dopo che avete invocato il suo nome per dieci anni!".

    I cristiani possono fare esattamente come la signora Ly se seguono soltanto meccanicamente i rituali o pregano senza essere veramente presenti. Ecco perché sono stati spronati dai maestri cristiani a praticare la "Preghiera del Cuore". Nel cristianesimo, come nel buddhismo, molte persone nella loro pratica ottengono poca gioia, sollievo, distensione, liberazione o grandezza d'animo. Anche se continuano per centinaia d'anni in quel modo, non entreranno mai in comunione con il Buddha vivente o il Cristo vivente. Se i cristiani che invocano il nome di Gesù sono presi solamente dalle parole, possono perdere di vista la vita e l'insegnamento di Gesù. Praticano solo la forma non la sostanza. Quando praticate la sostanza, la mente vi si schiarisce e raggiungete la gioia. I cristiani che pregano Dio devono anche apprendere a fondo l'arte di vivere del Cristo se vogliono penetrare nei suoi insegnamenti. È annaffiando i semi delle qualità ridestate che sono già in noi, praticando la consapevolezza, che entriamo in comunione con il Buddha vivente e il Cristo vivente.

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    La luce che rivela

    Quando Giovanni Battista aiutò Gesù a entrare in comunione con lo Spirito Santo, il Cielo si aprì e lo Spirito Santo scese come una colomba e penetrò nella persona di Gesù. Egli si recò nel deserto e per quaranta giorni si esercitò a rafforzare lo Spirito dentro di Sé. Quando in noi germoglia la consapevolezza, dobbiamo continuare a praticarla se vogliamo consolidarla.

    Ascoltando veramente il canto di un uccello o osservando veramente un cielo azzurro, tocchiamo il seme dello Spirito Santo dentro di noi. Per i bambini non è molto difficile riconoscere la presenza dello Spirito Santo. Gesù diceva che per entrare nel regno di Dio dobbiamo farci fanciulli. Quando l'energia dello Spinto Santo è in noi, siamo veramente vivi, siamo capaci di comprendere l'altrui sofferenza e motivati dal desiderio di contribuire a trasformare la situazione. Quando l'energia dello Spirito Santo è presente, sono presenti il Padre e il Figlio.

    (continua...)

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  2. (seconda parte...)

    Discutere di Dio non è il migliore uso che possiamo fare della nostra energia. Se entriamo in contatto con lo Spirito Santo, ci accostiamo a Dio non quale concetto bensì quale realtà vivente. Nel buddhismo non parliamo mai del nirvana, perché nirvana significa estinzione completa di nozioni, concetti, discorsi. La nostra pratica consiste nell'attingere la consapevolezza in noi stessi sedendo in meditazione, camminando in meditazione, mangiando consapevolmente e così via. Osserviamo e apprendiamo a occuparci del corpo, del respiro, delle sensazioni, degli stati mentali e della coscienza. Vivendo nella consapevolezza, diffondendo la luce della nostra consapevolezza su tutto ciò che compiamo, entriamo in contatto con il Buddha e la nostra consapevolezza cresce.

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    La consapevolezza è il Buddha

    Il Buddha fu un essere umano che si risvegliò e, di conseguenza, non fu più incatenato alle numerose afflizioni della vita. Ma allorché alcuni buddhisti affermano di credere nel Buddha, esprimono la loro fede nei meravigliosi Buddha universali, non nell'insegnamento o nella vita del Buddha storico. Credono nella magnificenza del Buddha e ritengono che sia sufficiente. Ma di estrema importanza sono gli esempi delle vite reali del Buddha e di Gesù, perché quali esseri umani essi vissero in modi che anche noi possiamo vivere.

    Quando leggiamo: "Il cielo si aperse e lo Spirito Santo scese su di Lui come una colomba", possiamo renderci conto che Gesù era già illuminato. Era in contatto con la realtà della vita, la sorgente della consapevolezza, della saggezza e della comprensione nel Suo intimo, e ciò Lo rendeva diverso dagli altri esseri umani. Quand'Egli nacque nella famiglia di un falegname, era il Figlio dell'Uomo. Quando aperse il Suo cuore, Gli venne aperta la porta del Paradiso. Lo Spirito Santo discese su di Lui come una colomba, ed Egli si manifestò come il Figlio di Dio: santissimo, sapientissimo e grandissimo. Ma lo Spirito Santo non è un'esclusiva di Gesù: è per tutti noi. Secondo una prospettiva buddhista, chi non è figlia o figlio di Dio?

    Sedendo sotto l'albero della Bodhi, innumerevoli, magnifici e santi semi sbocciarono ulteriormente nel Buddha. Egli era umano ma, al tempo stesso, si fece espressione del più elevato spirito dell'umanità. Quando siamo in contatto con il più elevato spirito in noi stessi, anche noi siamo dei Buddha, ricolmi di Spirito Santo, e diveniamo molto tolleranti, molto aperti, molto profondi e molto comprensivi.

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    Più porte per le generazioni future

    Matteo descrive il Regno di Dio come fosse un minuscolo granello di senape. Ciò significa che il seme del Regno di Dio è dentro di noi. Se sappiamo come piantarlo nel terreno umido delle nostre vite quotidiane, quel seme crescerà e diverrà un grande arbusto su cui molti uccelli potranno trovare rifugio. Non dobbiamo morire per giungere alle porte del Paradiso.

    Dobbiamo invece vivere veramente. La pratica consiste nello stare in profondo contatto con la vita in modo tale che il Regno di Dio divenga una realtà. Non è questione di devozione, si tratta di una questione di pratica. Il Regno di Dio è a disposizione qui e ora. Numerosi passi dei vangeli confortano questa visione. Leggiamo nel Padre Nostro che non andiamo nel Regno di Dio, ma che è il Regno di Dio a venire da noi: "Venga il Tuo regno...". Gesù disse: "Io sono la porta". Egli descrive Se stesso come la porta della salvezza e della vita eterna, la porta del Regno di Dio. Poiché Dio il Figlio è fatto dell'energia dello Spirito Santo, è per noi la porta d'ingresso al Regno di Dio.

    (continua...)

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    1. prova a leggere il sedicesimo capitolo del Sutra del Loto, che è stato predicato ben prima della venuta del Cristo. Il Budda descrive la durata della sua vita e i metodi della predicazione, adattati alla capacità delle persone e al tempo. Nella parte in versi si qualifica come padre di tutti gli esseri umani e il solo capace di salvarli.

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  3. (terza parte...)

    Anche il Buddha viene descritto come una porta, un maestro che ci mostra la via in questa vita. Nel buddhismo una simile porta speciale è tenuta in profonda considerazione, perché quella porta ci permette di entrare nel regno della consapevolezza, dell'amorevolezza, della pace e della gioia. Si dice che esistano ottantaquattromila porte del Dharma, porte dell'insegnamento.

    Se siete abbastanza fortunati da trovare una porta, non sarebbe molto buddhista affermare che la vostra è l'unica. In realtà, dobbiamo aprire un numero ancor più grande di porte per le generazioni future. Non dovremmo temere un maggior numero di porte del Dharma: se mai dovremmo temere che non se ne aprano più. Sarebbe un peccato per i nostri figli e i loro figli se ci ritenessimo soddisfatti con soltanto ottantaquattromila porte già disponibili. Ciascuno di noi, con la sua pratica e la sua amorevolezza, è in grado di aprire nuove porte del Dharma. La società è in evoluzione, la gente cambia, le condizioni economiche e politiche non sono le stesse dei tempi del Buddha o di Gesù. Il Buddha fa assegnamento su di noi perché il Dharma continui a svilupparsi come un organismo vivente, non un Dharma superato ma un autentico Dharmakaya, un vero "corpo della dottrina".


    da: "Il Buddha vivente, il Cristo vivente" di Thich Nhat Hanh

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  4. IL BUDDISMO NON è UNA FILOSOFIA ASTRATTA MA E SPERIMENTAZIONE GIORNALIERA :IL DHARMA HA IL RUOLO DI UNA ZATTERA CHE TI FA GUADARE IL DOLORE DELL'ESISTENZA, CIOÈ',LE4 NOBILI VERITÀ' ED OTTUPLICE SENTIERO, LA LEGGE MISTICA DEL SUTRA DEL LOTO .

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  5. La Compassione Buddista.
    pubblicata da Marco Naponiello il giorno venerdì 5 marzo 2010 alle ore 10.52
    La compassione buddista (jihi)
    Il significato di jihi è togliere sofferenza, dare felicità. Nella compassione non c’è spazio per l’egoismo, ma, quando è autenica e profonda, si sviluppa fino ad abbracciare la vita nella sua totalità.
    LA SORGENTE PER RIVITALIZZARE UNA SOCIETÀ INARIDITA
    Jihi viene tradotto genericamente con “compassione”. Ma questa parola, nelle lingue occidentali, viene di solito usata per indicare sentimenti come la compartecipazione alle sofferenze altrui, la pietà o la commiserazione. La compassione buddista invece ha un significato più ampio. Il carattere ji indica la vera amicizia, il puro amore dei genitori e la simpatia mentre hi contiene in sè l’idea di pietà e preoccupazione per le sofferenze altrui.
    Nel Buddismo jihi può essere dunque tradotto più fedelmente come “togliere sofferenza e dare felicità”. Il concetto di ji – dare pace e sicurezza a tutti gli esseri viventi al mondo – assume il significato di “dare felicità” e hi quello di “togliere sofferenza a tutti gli esseri viventi”.
    Ne La vita mistero prezioso Daisaku Ikeda spiega che «la saggezza del Budda comprende tutte le cose dell’universo imparzialmente e le considera con uguale compassione» (pag. 142). La compassione, l’atteggiamento buddista fondamentale nei confronti del mondo, si manifesta nella condizione vitale della Buddità. La compassione di un Budda può essere paragonata a quella dei genitori per un figlio ma, allo stesso tempo, abbraccia la vita intera a un livello più profondo.
    Nel Gosho si legge anche: «Le diverse sofferenze di tutta l’umanità sono le sofferenze di una persona, Nichiren». Nichiren si è fatto carico delle sofferenze di tutta l’umanità e ha lottato tutta la vita per togliere la sofferenza alle persone e donare loro gioia. Da un punto di vista superficiale si potrebbe pensare che la compassione assomigli all’amore, ma in realtà si tratta soltanto di una corrispondenza molto approssimativa. Se si viene traditi, l’amore può volgere in odio, mentre una persona piena di compassione cerca sempre e in ogni caso di salvare il prossimo. L’amore è fortemente caratterizzato dall’egoismo, mentre la compassione si sviluppa fino a raggiungere un livello talmente ampio da abbracciare la vita nella sua globalità.

    LA LEGGE MISTICA DISSIPA L’OSCURITÀ FONDAMENTALE DELLA VITA
    Il mondo che ci circonda è un intreccio di fenomeni connessi l’un l’altro che si completano reciprocamente e nel loro insieme danno forma alla vita. Profondamente è la compassione, l’atto di “togliere sofferenza e dare felicità” che unisce tutti questi fenomeni. Senza il sostegno delle altre persone o senza la protezione e i doni della natura non potremmo sopravvivere un solo giorno.
    Quando si ha una visione del mondo limitata si pensa solo al benessere personale, preoccupandosi solo del proprio tornaconto, talvolta anche a spese degli altri. Quest’atteggiamento rischia di distruggere l’armonia fra le persone e farci cadere in una condizione vitale debole e ristretta.

    LA CHIAVE PER UNA NUOVA EPOCA
    Il nostro contributo all’armonia sociale dipende dall’atteggiamento che nutriamo verso chi ci circonda. Ciò significa chiedersi: «Cosa posso fare per questa persona?» invece di: «Cosa può fare questa persona o questa società per me?».
    Per questo motivo è fondamentale radicare saldamente dentro di sè la condizione vitale di compassione, cioè il mondo di Buddità, trasformando la tendenza naturale a farci guidare dall’oscurità fondamentale insita dentro di noi. La compassione non si manifesta mantenendo un atteggiamento da spettatore nei confronti della vita, al contrario sgorga naturalmente da uno stato vitale ricco e pieno di calore umano. Perciò è importante purificare la propria vita e renderla forte.
    Se desideriamo aprire una nuova strada verso un mondo pacifico e basato sulla cooperazione armoniosa, è necessario che ciascuno di noi alimenti il seme della compassione nel profondo del cuore."
    Tratto da "Il Nuovo Rinascimento

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  6. Complimenti per il Blog ,molto ben fatto,e per me fonte di studio e aggiornamento.
    Ciao Lorenzo

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  7. Anche io mi complimento per il vostro Blog, mi offrite molti spunti di riflessione, grazie.

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  8. Ciao sono Filippo un cristiano che ama il Budda!
    ma potrei anche dire: ciao sono Filippo un buddista che ama il Cristo!

    Ricordiamo che il compito della pratica della propria fede è quello di tracciare delle vie comuni di apprezzamento, rispetto e condivisione.

    Purtroppo però devo dire che trovo il testo dell'articolo un pò provocatorio e irrispettoso.
    E' evidente che chi l'a scritto provava poco rispetto, non nei confronti di quelli che aimè incarnano quegli archetipi "cattolico-cristiani" sopra elencati che necessitano di un sano demolimento, ma per tutti coloro che fanno del Cristo un vero maestro di vita, una via, un modello d'amore da seguire con il proprio impegno quotidiano nella vita personale e collettiva. Ossia per tutti coloro che cercano con lo studio e la preghiera la via, anche ascoltando le letture della messa la domenica.

    Per questo trovo irrispettoso quanto scritto:

    - Se al buddista dici che il il messaggio di Budda è uguale a quello del Vangelo si rallegrerà. Se al cattolico dici che i due messaggi sono identici cercherà di contestarlo.

    (ma che senso ha?)

    - Il buddista leggerà il vangelo e vi troverà minime differenze rispetto ai sutra buddisti. Il cattolico leggerà i sutra buddisti e vi troverà immense e insuperabili differenze.

    (segno di mancanza di rispetto assoluta!)


    Mi rincresce che in un logos sacro come questo si possa minimizzare il cristianesimo così. Io sono un cristiano che ha rafforzato la propria fede grazie al buddismo. Non sono per niente in conflitto, nè incompatibili.

    Lavoriamo per cosen rufu anche tra di noi comuni abitanti del pianeta terra e prima di criticare cerchiamo di studiarne profondamente le similitudini più che le differenze.

    Io ho profondo rispetto per la pratica buddista, che ha aiutato me e molte persone che conosco. Però non dimentico quello che ha dato a me e ad altri la mia fede Cristiana, che ti fa percepire il Dio vivente, dell'amore e della compassione.

    Un saluto sincero a tutti e buona realizzazione.

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    1. Bravo, ben detto.Condivido pienamente tutto quello che hai scritto. L'antagonismo in questi ambiti generano aridità di pensiero e di spirito contrarissimi al senso Alto di entrambe le Religioni o Filosofie che dir si voglia. Laura

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  9. le religioni teologiche portano alla base porta l'idea che l'uomo, essendo creatura, non può decidere attivamente della propria vita, se non adeguandosi alla volontà di un essere superiore che ha il potere di farlo. Il libero arbitrio è solo la possibilità di aderire o di scontrarsi con questa entità, che non siamo noi e noi non siamo questa entità. Il buddismo porta come idea di base che l'uomo è il centro dell'universo vitale, l'unico che ha la capcità di recitare la legge, quindi attivamente di manifestare la sua natura intrinseca, il Budda è un essere umano e un essere umano è un Budda, l'unica differenza è la consapevolezza del proprio stato vitale. Aderire o non aderire alla legge del Budda non porta eterni patimenti ma solo la nostra terrena infelicità, che può essere alleviata da una azione concreta e da una attenta analisi delle cause che abbiamo posto che hanno fatto sì che succedesse questa o quella cosa. Noi siamo artefici del nostro destino, nelle religioni teologiche noi siamo passivi esecutori di un progetto assegnatoci. Per non parlare poi delle contraddizioni interne alla visione della figura di Dio, almeno nella teologia cattolica.

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  10. Salve a tutti.
    Sono pienamente d'accordo con chi ha commentato il Buddha in data 4 Gennaio. Vorrei aggiungere una cosa.

    Io ho parlato sia con Cattolici che con Buddisti. E ho notato che ci sono fondamentalisti sia dall'una che dall'altra parte. Chi ha scritto questo articolo rientra evidentemente in questa categoria. Chiedo scusa ma sento il bisogno di comunicarlo.

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  11. Ciao a tutti,
    sono entrato per caso nel forum cercando la diversa accezione al termine compassione tra le nostre due religioni e mi trovo paradossalmente in un campo di guerra dove la gente invece che confrontarsi si insulta.
    Io sono stato Cattolico, ho frequentato un gruppo Evangelista ed ora sono entrato in una associazione Buddista.
    Stavo pensando ad una cosa, ma non dovremmo essere proprio noi, che abbiamo avuto la fortuna di poter studiare ed approfondire una spiritualità che abbiamo trovato nel nostro percorso di vita a promuovere il dialogo?
    Lasciando perdere le spiegazioni delle nostre religioni o filosofie di vita (trovatemi la differenza), posso dire che ciò in cui differiamo sostanzialmente è il modo in cui affrontiamo il concetto di trascendenza sul tema che noi uomini non siamo in grado di avere il controllo in senso puramente fisico e cioè quello dell’immortalità.
    Sfido chiunque a citarmi tutti passi della Bibbia o in modo chiaro ed esplicativo le idee delle innumerevoli correnti del Buddismo.
    Direi che è forse più facile unire gli sforzi … entrambi siamo tutti parte di un grande fine… il benessere ed il progresso umanistico della società … tutti siamo Buddha ed abbiamo le potenzialità di migliorare anche solo sensibilmente la nostra vita e quella degli altri ed invece che farlo ci dividiamo? Il momento storico ci insegna proprio il contrario secondo me.
    Chiunque dovrebbe leggere qualche passo della Bibbia e consiglio di leggere anche di Nichiren Daishonin (non solo gli insegnamenti anche la vita).
    La non conoscenza dell’altro provoca diffidenza e paura e la pura divisone.
    E poi mi piacerebbe sottoporre questo forum alla attenzione di D.Ikeda e di Papa Francesco.
    Chissa’ cosa ne pensano?

    Vi saluto

    NAM MYO-HO RENGHE KYO

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  12. l'uomo intelligente esiste, e per come intendo io l'uomo l'intelligente è anche buono...sia esso cristiano buddista, induista ecc...il confronto che hai fatto mette in contrapposizione un buddista intelligente con un cristiano stupido (che non è nemmeno un cristiano).....entrambe le religioni predicano l'amore e la compassione ...seppure con metodi diversi il fine è lo stesso.

    Amituofo.

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  13. Sapere se Dio c'è o non c'è non è affatto secondario, come dice Budda. Tanto più poi se questo Dio si è rivelato, ha parlato e ha indicato per somma sua bontà la via per giungere a Lui, perchè il rifiutarla allora sarebbe somma stoltezza, oltre che un offesa a Lui. Tutto il punto della vera sapienza sta dunque nella ricerca della risposta a questa unica domanda: Dio si è rivelato? Perchè se non si fosse rivelato allora sarebbe giustificabile il fatto che ognuno faccia il suo tentativo e scelga la via che le sembra più consona.
    Il fatto è che si è rivelato e si è manifestato con chiarezza lungo i secoli al popolo ebraico annunciando e preparando la venuta a Gesù Cristo attraverso secoli di profezie. Cristo è l'unico tra tutti ad essere stato preparato, annunciato con precisione, e solo Dio conosce il futuro. Ma poi ha compiuto tali segni e prodigi, non ultimo la risurrezione da morte, che non possono essere passati come cosa "normale" a meno che non vogliamo fare i ridicoli. E il fatto è che nel suo nome e non in quello di altri continua ad operare segni e prodigi nel mondo...
    Cristo nobilita l'uomo e lo porta alla santificazione e alla partecipazione alla vita divina, Budda insegna invece l'annientamento dell'uomo e il tentativo di fuggire dai mali di questo mondo.
    Se vi posso dire la mia: meglio seguire Dio che gli uomini... L'uomo non ha la capacità di salvare, perchè dovrebbe essere più grande di sè stesso, Dio invece si!

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  14. Scusa, mi piacerebbe confrontarmi anche se vedo un po' di ostilità di fondo. Comunque proviamoci:
    - Il buddismo forse non è neanche una religione. Taluno la definisce una filosofia, altri una psicoterapia.




    - Se a un buddista gli dici che il buddismo non è una religione, quello non si offende. Nel buddismo puoi discutere tutto, nel cattolicesimo no.
    Certo che si può discutere! Mica c'è più l'inquisizione ( che sbagliò naturalmente agendo in modo non evangelico). I più grandi Padri e Dottori della Chiesa discussero un sacco per formare la teologia e la dottrina attuale. Nel medioevo una pratica diffusa era proprio il confronto tra due tesi opposte su un certo argomento. Ancora oggi i teologi si interrogano su come interpretare la Bibbia e la vita alla luce del messaggio di Gesù.
    Molti cristiani discutono con i propri preti per capire meglio alcuni aspetti di cui hanno dubbi. Come voi vi basate sul Sutra del Loto noi ci basiamo sulla Bibbia che crediamo che è stata ispirata da Dio e scritta da uomini particolarmente saggi e sapienti che avevano ben compreso le cose del mondo e non. E' la storia del cammino del popolo scelto da Dio ( gli ebrei, sbagli e cadute comprese) e poi dell'incarnazione di Dio che ha finalmente ridato la libertà a tutta l'umanità che ora è il suo popolo. Sacrificandosi per noi sulla croce, amando così tanto da accettare l'umiliazione e l'odio dei suoi figli, perdonandoli fino alla fine. E a dimostrato che l'amore vince anche la morte.
    - Il cattolico dice che il buddismo è una religione senza Dio. In realtà il buddismo non è una religione senza Dio; più semplicemente, Budda non prese posizione sul problema.
    Esatto, il buddismo è possiamo dire agnostico, giusto? Nessun problema, solo che quello della creazione è un gran problema! L'universo non può essere eterno... infatti ogni cosa ha causa ed effetto. Ora si può andare indietro quanto si vuole ma alla fine deve esserci una prima causa che viene da un qualcosa che è sempre esistito. E dato che nulla viene fuori dal nulla. per forza deve esserci qualcosa di eterno che ha creato l'universo.E non può essere l'universo perchè esso ha un'inizio causato da qualcosa. Questo essere eterno è Dio. E dato che è e ha creato l'universo, anche lo governa e no avrebbe interesse ad distruggerlo perchè è in parte lui stesso. Dunque ama infinitamente ogni cosa e in particolare la parte di universo che ha preso coscienza di sè ossia l'Uomo.
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    - Il cattolico ha molte difficoltà quando gli domandi come e perchè l'unica vera religione sarebbe stata rivelata solo duemila anni fa, a fronte delle migliaia di anni che l'uomo è sulla terra, e solo ad una porzione limitata del pianeta. Prima l'uomo non era pronto. Dio ha atteso il momento con le condizioni migliori per la sua rivelazione. Come ti spieghi altrimenti il boom della sua diffusione nei primi tempi e il fatto che ha raggiunto ogni parte del mondo?
    Ha anche molte difficoltà nel momento in cui gli si domanda se alcuni fondamentali dogmi, tipicamente terrestri, siano compatibili con l'esistenza di vite extraterrestri e con caratteristiche diverse dalla nostra. Di che dogmi parli. Sii più preciso per favore.
    Per il buddismo questa difficoltà non esistono, perchè Budda tende a trovare una risposta adatta e diversa per ognuno, tenendo conto del sesso, dell'età, dei costumi, della nazionalità, ecc.
    Il cristianesimo è diffuso in tutto il mondo senza negare alcuna cultura.

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  15. Profezie concernenti il ministero e la morte di Gesù – Zaccaria 9:9: “Esulta grandemente, o figlia di Sion, manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e vittorioso, umile, in groppa a un asino, sopra un puledro, il piccolo dell'asina. Salmo 22:16-18: “Poiché cani mi hanno circondato; una folla di malfattori m'ha attorniato; m'hanno forato le mani e i piedi. Posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano e mi osservano: spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica”.

    Probabilmente la profezia più chiara su Gesù è il capitolo 53 di Isaia. Isaia 53:3-7 è particolarmente inequivocabile: “Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca”.

    La profezia di Daniele 9 riguardante i “settanta sette” predice la data esatta in cui Gesù, il Messia, sarebbe stato “reciso”. Isaia 50:6 descrive accuratamente i maltrattamenti che Gesù ha subito. Zaccaria 12:10 predice “l’essere trafitto” del Messia che si verificò quando Gesù morì sulla croce

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  16. I cattolici proclamano santi quelli che fanno i miracoli, ma in genere, quando si attribuisce a persone viventi un miracolo o presunto tale, tendono a negare il fenomeno dei miracoli. In realtà non è il santo che fa miracoli ma il santo grazie all'intercessione di Dio da segni della sua Potenza. E comunque il riconoscimento di un nuovo santo è, per la Chiesa Cattolica, fonte di grande gioia in quanto considerato manifestazione speciale dell'operato di Dio: un nuovo santo è, nel cattolicesimo, un dono che Dio fa alla comunità. Il processo che porta la Chiesa a dichiarare un uomo o donna santo richiede grande attenzione e responsabilità, perché la decisione che ne deriva influenza molte persone: il santo o la santa verrà infatti proposto alla venerazione di tutti i fedeli in tutto il mondo e indicato come esempio da seguire.

    Il processo di canonizzazione ha una durata variabile di parecchi anni, ma può arrivare a secoli. Segue due procedure, a seconda che il defunto da canonizzare sia morto di morte naturale o sia stato ucciso come martire. Per il Martire la procedura è in qualche modo semplificata, perché tenderà ad accertare soprattutto se si sia trattato di vero martirio, ossia di morte inflitta in esplicito odio alla Fede e alla Chiesa, e dal martire liberamente e serenamente accettata e sopportata in testimonianza di fedeltà e di amore alla fede e alla Chiesa.

    Invece, se la persona per la quale si chiede il processo di canonizzazione è morta di morte naturale:

    il processo di canonizzazione ha origine dalle persone che hanno vissuto con il potenziale santo o santa, che ne conoscono l'operato e lo stile di vita: la comunità della parrocchia, la congregazione religiosa, la comunità in cui ha lavorato, eccetera.
    questi, detti Attori, incaricano una persona che ritengono adeguata a presentare richiesta al vescovo di riferimento perché apra l'Inchiesta Diocesana su una possibile beatificazione. Chi presenta la domanda viene detto Postulatore della Causa. Se la Santa Sede lo ritiene affidabile, diviene la persona di riferimento per la Congregazione per le cause dei santi, cioè l'organismo della Santa sede che si occupa dei processi di beatificazione. L'inchiesta non può iniziare se non sono trascorsi almeno 5 anni dalla morte della persona, a meno che il papa in persona non voglia concedere una dispensa (come nel caso di Giovanni Paolo II su disposizione di Benedetto XVI). Questo criterio di cautela tende a evitare di farsi trasportare da entusiasmi temporanei e intende aiutare a valutare con criterio i fatti;
    La Congregazione per le Cause dei Santi valuta la richiesta del vescovo e risponde con un Nulla Osta (niente si oppone), autorizzandolo a procedere. Da questo punto in poi il potenziale santo o santa viene detto "Servo (o serva) di Dio";
    si procede intervistando quante più persone possibili, valutando documenti e testimonianze per capire se, tra quanti lo hanno conosciuto, ci sia una cosiddetta fama di santità. Se, durante la vita della persona sono avvenuti episodi inspiegabili che possano essere ritenuti "miracoli", questi verranno verificati e segnalati, sebbene non siano considerati fondamentali. Ne deriva una raccolta di documenti che viene inviata a Roma.
    la Congregazione per le Cause dei Santi controlla che la raccolta del materiale sia avvenuta in modo corretto, quindi nomina un Relatore della Causa che guiderà l'organizzazione del materiale nella Positio super virtutibus del Servo di Dio.

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  17. La Positio è quindi un dossier dove si esprime con criterio la "dimostrazione ragionata" (Informatio) delle presunte virtù eroiche, usando le Testimonianze e Documenti raccolti nell'Inchiesta Diocesana (Summarium); Nel 1587 venne istituita una figura, contrapposta al relatore, di Pubblico Ministero (chiamato popolarmente l'Avvocato del Diavolo) che in questa fase cerca le prove contro la santità del candidato: errori nella dottrina della Fede, disobbedienze alla Chiesa, comportamenti palesemente o occultamente peccaminosi o viziosi. Questa figura è stata poi soppressa nel 1983 da parte di papa Giovanni Paolo II per snellire il processo di canonizzazione.
    si organizza una commissione di 9 teologi, detta Congresso dei Teologi, per l'esame della Positio del postulatore e delle Animadversiones dell'avvocato del diavolo. Se questi danno parere favorevole si ha una riunione di Cardinali e Vescovi della Congregazione dei Santi, terminata la quale il Papa autorizza la lettura del Decreto ufficiale sull'eroicità delle virtù del Servo di Dio. Questi d'ora in poi viene chiamato "venerabile". Questo chiude la prima fase del processo di canonizzazione.
    La fase successiva è la Dichiarazione di beatificazione, per arrivare alla quale deve essere riconosciuto un miracolo attribuito all'intercessione del venerabile. Qualcuno deve aver pregato la persona e questa deve aver risposto venendo in soccorso con un evento inspiegabile e prodigioso: questo viene ritenuto dalla Chiesa segno inequivocabile che la persona è in Paradiso e di là può e vuole soccorrere i vivi. La cautela in questa fase è ancora maggiore. Perché un miracolo venga preso in considerazione dalla Congregazione dei Santi occorre un'inchiesta diocesana, approfondita con lo stesso iter indicato sopra, che andrà consegnata alla Congregazione per le Cause dei Santi.
    tra gli episodi a cui la Chiesa cattolica più frequentemente attribuisce carattere miracoloso vi sono: l'incorruttibilità del corpo dopo la morte, come per santa Caterina da Bologna, il cui corpo è ancora integro dopo quasi 550 anni dalla morte; la "liquefazione del sangue" durante occasioni particolari, come san Gennaro; l'"Odore di Santità": il corpo emanerebbe profumo di fiori, anziché il consueto odore di morte, come nel caso di santa Teresa d'Avila. Tuttavia il miracolo che si verificherebbe più spesso è quasi sempre una guarigione da malattia grave. Questa deve essere istantanea, senza alcuna spiegazione medica plausibile, definitiva e totale.
    La Positio sul miracolo viene quindi esaminata da 5 medici: se questi dichiarano di non sapere dare spiegazione razionale e scientifica dell'avvenimento, si configura la possibilità di ritenerla miracolo. L'avvenuto viene valutato da 7 teologi, quindi da vescovi e cardinali.
    Terminate queste riunioni il Papa (o suo delegato, di norma un cardinale) proclama il venerabile beato o beata in una Messa solenne, quindi stabilisce una data della memoria nel calendario liturgico locale o della famiglia religiosa cui la persona apparteneva.

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  18. Se viene riconosciuto un altro miracolo, a seguito di una valutazione che ha lo stesso iter e la stessa severità del primo, il beato viene dichiarato santo e il suo culto viene autorizzato ovunque vi sia una comunità di credenti.
    Resta tuttavia possibile per il papa operare una canonizzazione equipollente: il papa estende alla Chiesa universale, con un semplice decreto, un culto attestato e riconosciuto da molto tempo, riguardante un cristiano le cui virtù o il cui martirio sono generalmente riconosciuti e avente un'ininterrotta fama di prodigi, senza ulteriori indagini e senza attendere il verificarsi di un miracolo specifico. Questa procedura è stata seguita recentemente sia da Benedetto XVI che da Francesco.

    Riguardo al valore dell'atto pontificio, la maggior parte dei teologi cattolici attribuisce alla canonizzazione il carattere dell'infallibilità, mentre lo si esclude senz'altro per la beatificazione.
    I buddisti sostengono che i miracoli siano dappertutto, li vedono ovunque, e quando un uomo compie imprese straordinarie le ritengono assolutamente normali. Anche il cattolico. Lo Spirito Santo è sempre tra noi ed il bene che noi facciamo.

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    - La bestemmia è considerato un peccato grave per il cattolico. Per il buddismo il concetto di bestemmia non esiste e se qualcuno insulta Budda, i buddista non se la prende. Infatti nelle popolazioni cattoliche le bestemmie sono molto diffuse. Nelle popolazioni buddiste la bestemmia non esiste. Infatti per voi Budda non è Dio.
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    - Il cattolico in genere non legge i messaggi buddisti, se non per farsi un'idea di quella che considera una cultura diversa.
    Il buddista legge spesso il vangelo come parte integrante della sua conoscenza. In molti monasteri buddisti si leggono parti del vangelo. Chi te lo ha detto? Il cattolico mica legge solo la bibbia! Riesce a cogliere il bene che c'è in ogni cosa e scritto.
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    - Il buddista leggerà il vangelo e vi troverà minime differenze rispetto ai sutra buddisti. Il cattolico leggerà i sutra buddisti e vi troverà immense e insuperabili differenze.
    .Con il Concilio Vaticano II la chiesa ha riconosciuto che in molte religione passate e presenti ci sono dei segni parziali dello Spirito santo. Ossia anche nelle altre religioni possono esserci parziali verità ma ancora incomplete. La stessa cosa detta da te con il vangelo.
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    - Se al buddista dici che il il messaggio di Budda è uguale a quello del Vangelo si rallegrerà. Se al cattolico dici che i due messaggi sono identici cercherà di contestarlo. Più che altro Gesù è più recente e comunque è Dio è ha portato a compimento la Parola.
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    - La dottrina buddista può essere sintetizzata in poche righe e capita in pochi minuti. La dottrina cattolica richiede centinaia di pagine e spesso non viene capita neanche dopo anni.
    Il buddista ritiene che la semplicità della sua dottrina sia un pregio. Il cattolico ritiene che la semplicità sia il limite della dottrina buddista.
    .Ama il prossimo tuo e Dio come te stesso. Gesù ha applicato questo insegnamento facendosi crocifiggere e caricandosi dei nostri peccati e debolezze. E' risorto e da allora ci è accanto per sempre in ogni momento e situazione perchè ci ama infinitamente.
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    - Se ad un buddista fai notare i pochi crimini commessi in passato e nel presente, in nome del buddismo, ti risponderà che è vero, ma che sono colpe di uomini, e non del buddismo tutto, e magari si attiverà (pregando o in altro modo) per fermarli.
    Se ad un cattolico parli dei crimini commessi, in passato e nel presente, in nome di Cristo, minimizzerà, negherà, giustificherà, e in genere ti accuserà di essere contro la Chiesa perchè sei un senza Dio. La Chiesa ha condannato pubblicamente i suoi errori: crociate, inquisizione etc... Anche questi sono stati errori di uomini che non seguivano davvero il vangelo. Non basta dirsi cristiani per esserlo davvero.
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    - Lo scopo ultimo del Buddismo è la felicità dell'essere umano e la salvezza dell'anima. Lo scopo ultimo del cattolicesimo in teoria dovrebbe essere lo stesso, ma la maggior parte dei cattolici non l'hanno capito. Scusa ma manca l'argomentazione.

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  20. Articolo fazioso e di una persona parecchio disinformata. Ma è normale perché molte persone tendono a parlare di argomenti di cui poco conoscono così come fai te in questo articolo. Io invece prima di scrivere un articolo visibile da tutti mi informerei molto più approfonditamente! E così come sento dei buddisti affermare concetti che col buddismo non c’entrano niente ma derivano da filosofie new age! Ti auguro di trovare del tempo per approfondire ciò che affermi con tanta sicurezza in questo articolo che io considero delirante così come quando non ero informata io dicevo tante cavolate ma appunto almeno non le divulgavo! Saluti

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