sabato 19 giugno 2010

La solitudine del ricercatore spirituale. Osho.


E' inevitabile che il ricercatore spirituale debba soffrire lungo il sentiero?

Dipende:

di per sé la crescita non implica alcuna sofferenza; soffrire nasce dalla tua resistenza alla crescita.
Crei sofferenza perché continui a resistere, non ti permetti di crescere.
Hai paura di vivere la crescita totalmente, ti accompagni a lei senza passione.

Per questo soffri, perché ti dividi, ti dissoci.
Una parte di te coopera e una parte di te oppone resistenza, è contraria.
Questo conflitto interiore crea in te la sofferenza.



Quindi, lascia perdere questa idea, molte persone credono che si debba soffrire per crescere. é un'assurdità bella e buona!
Se cooperi totalmente, non c'è affatto sofferenza.
Se sei in uno stato di abbandono, invece di soffrire sarai felice.
Ogni istante sarà un istante di beatitudine e di benedizione.
Dunque, non scaricare la responsabilità sulla crescita.
La nostra mente è molto astuta e ingannatrice: dà sempre la responsabilità a qualcuno, a qualcosa, non si assume mai la responsabilità in prima persona.

Tu sei la causa della sofferenza.

Se ti è possibile, ricorda tre cose.

La prima: se vuoi crescere lascia cadere il passato, perché ogni resistenza deriva dal passato.
Continui a giudicare riferendoti al passato, ma il passato non è più, è del tutto irrilevante, eppure continua a interferire.

Continui a giudicare in base a quello, continui a dire: "Questo è giusto e quello è sbagliato", e tutte queste idee di giusto e sbagliato, tutti questi giudizi, derivano da qualcosa che è morto.

Il tuo passato cadaverico pesa su di te al punto che ti impedisce di muoverti. Lascialo cadere completamente, e rimarrai sorpreso: la maggior parte della sofferenza scompare.

La seconda cosa da ricordare è: non crearti aspettative per il futuro.
Se ti aspetti qualcosa, di nuovo creerai dolore, perché le cose non accadono conformandosi a te; le cose accadono in conformità col Tutto.

L'onda, una piccola onda nell'oceano, non può essere il fattore decisivo: l'oceano decide.
L'onda deve restare in uno stato di abbandono.
Se l'onda vuole andare verso Oriente, inevitabilmente nasceranno dei problemi, e in questo caso, la sofferenza sarà inevitabile.

Se i venti non vanno verso Oriente, se l'oceano non lo vuole, cosa farà l'onda? Soffrirà.
Lo chiamerà destino, dirà che sono le circostanze, le condizioni sociali, la struttura economica, la società capitalista, la cultura borghese, l'inconscio freudiano... ora le chiami "le sofferenze della crescita".
Ma non stai facendo altro che spostare la responsabilità.

In realtà soffri a causa delle tue aspettative. Quando non sono appagate -- e non lo saranno mai! -- ne deriva frustrazione, ne consegue il fallimento, e tu ti senti rifiutato, come se l'esistenza non si curasse di te.

Lascia cadere le aspettative per il futuro.
Rimani aperto, rimani disponibile a qualsiasi cosa accada, ma non programmare il futuro.

Non fabbricare nessuna idea psicologica, nessuna fissazione sul futuro, su come dovrebbero andare le cose: allora vedrai scomparire un'altra porzione rilevante di sofferenza.
Queste sono le due cause fondamentali della sofferenza.

E la terza cosa: al "Movimento per lo Sviluppo delle Potenzialità dell'Uomo" manca una cosa essenziale.
Esso cerca di aiutarvi a crescere, ma ancora non è riuscito a creare in voi uno spazio meditativo.
Per cui rimane una lotta costante, uno sforzo di volontà, ma non è rilassamento, non è riposo.

Quindi, resta da ricordare una terza cosa, e tutta la sofferenza scomparirà: crea energia meditativa, crea dentro di te uno spazio di meditazione.
Ai metodi occidentali questo manca, ed è una cosa essenziale.

Ecco perché nella mia comune lo sforzo consiste nell'usare tutti i metodi occidentali di psicoterapia, affiancati da tutti i metodi orientali di meditazione. Forse, oggi questo è l'unico posto in tutto il mondo, in cui l'Oriente e l'Occidente si stanno veramente incontrando, e non è un incontro diplomatico come accade all'ONU.
Qui, questi due emisferi si stanno veramente fondendo, e non politicamente, non in modo diplomatico, perché un incontro diplomatico non è un incontro, è solo una facciata, una finzione.

Tratto da: "The Book of the Books", 12 aprile 1980)

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