martedì 29 giugno 2010

Gli otto venti



Ero in pensiero non avendo tue notizie da molto tempo e sono stato veramente felice di ricevere il messaggero che hai inviato con vari doni. Ti concederò un Omamori Gohonzon.
Per quanto riguarda il problema delle terre che ti hanno assegnato, ho analizzato la tua lettera e quella inviata a te dal signore di Ema e le ho messe a confronto. Era una cosa che avevo previsto prima ancora di ricevere la tua lettera. Visto che per il tuo signore è una questione della massima importanza, suppongo che altri vassalli gli abbiano parlato male di te dicendo: «Il fatto che Yorimoto rifiuti le nuove terre è una mancanza di rispetto nei vostri confronti.



Esistono molte persone egoiste, ma nessuno lo è più di lui. Vi consiglieremmo di non accordargli altri favori». Tu devi capire bene la situazione e agire con prudenza.
Tu, tuo padre e la tua famiglia avete un grande debito di riconoscenza verso il vostro signore. Inoltre, quando Nichiren è stato esiliato ed era odiato da tutta la nazione giapponese, egli si è mostrato clemente nei tuoi confronti non prendendo alcun provvedimento contro i tuoi. Molti miei discepoli ebbero i beni confiscati dal governo, o furono licenziati e scacciati dalle terre dei loro signori. Anche se non ti concedesse più alcun favore, non devi serbargli rancore. Non devi biasimarlo solo perché a te non piacciono le tue nuove terre.
L’uomo saggio non si lascia sviare dagli otto venti: prosperità, declino, onore, disonore, lode, biasimo, sofferenza e piacere. Non si esalterà nella prosperità né si lamenterà nel declino. Il cielo sicuramente proteggerà chi non si piega di fronte agli otto venti, ma se tu nutri un irragionevole rancore per il tuo signore, per quanto possa pregarlo, il cielo non ti proteggerà. Ricorrendo in tribunale si può vincere la causa, ma si può anche perderla. D’altra parte, si può ottenere giustizia anche senza ricorrere in tribunale. Ho considerato se fosse bene fare ricorso per il caso delle guardie notturne; provo molta compassione per loro che si trovano in tali angustie a causa di Nichiren. In ogni modo, dissi che avrei pregato per loro se non fossero ricorsi in tribunale. Essi acconsentirono e promisero che non l’avrebbero fatto. Quando poi fecero causa, temetti che non avrebbero ottenuto nulla perché in questo periodo c’è tanta gente che non fa che scrivere appelli e ricorsi per complicate controversie legali, e infatti la loro causa è ancora in sospeso.
Hiki Yoshimoto e Ikegami Munenaka hanno ottenuto risposta alle loro preghiere perché hanno seguito il mio consiglio. Hakiri Sanenaga4, benché sembri credere nei miei insegnamenti, non ha fatto quello che gli avevo detto riguardo la sua causa. Io ero preoccupato dell’esito, ma forse perché gli avevo detto cosa doveva fare, qualche cosa ha ottenuto, ma non quanto si aspettava perché ha fatto come voleva.
Se le preghiere del seguace e del maestro non si accordano, saranno inutili come voler accendere un fuoco sull’acqua. Anche se le preghiere del seguace si accordano con quelle del maestro, se egli ha per lungo tempo trasgredito la grande Legge aderendo alla piccola Legge, non otterranno risposta e infine sia il maestro, sia il seguace si rovineranno.
Myoun era il cinquantesimo patriarca della setta Tendai. Nel mese di maggio del secondo anno di Angen (1176) fu punito ed esiliato a Izu dall’ex imperatore. Giunto a Otsu venne liberato dai monaci del tempio Enryaku-ji5 e riprese la sua posizione di patriarca. Ma l’undicesimo giorno del secondo anno di Juei (1183) fu arrestato da Minamoto Yoshinaka e decapitato. Fu arrestato e decapitato, ma questo non significa che fosse colpevole. Anche ai santi e ai saggi accadono queste cose.
Quando scoppiò la guerra civile tra Yoritomo del clan Minamoto e Kiyomori del clan Taira, più di venti uomini di Kiyomori sottoscrissero un giuramento e vi apposero i sigilli: «Consideriamo l’Enryaku-ji come il tempio del nostro clan. Rispettiamo i suoi tremila monaci come nostri genitori. Le disgrazie del tempio sono le nostre disgrazie, le gioie del tempio sono le nostre gioie». Donarono al tempio i ventiquattro distretti della provincia di Omi. Quindi Myoun con una folla di discepoli eseguì i riti della setta Shingon e ordinò ai monaci armati di scagliare frecce contro i soldati di Minamoto. Tuttavia, Minamoto Yoshinaka e uno dei suoi vassalli, Higuchi, con non più di cinque o sei uomini scalarono il monte e fecero irruzione nella sala principale; trascinarono via dall’altare Myoun, lo legarono con una corda e lo fecero rotolare giù dalla scarpata occidentale della montagna come fosse un grosso sasso e infine lo decapitarono. Nonostante ciò, i giapponesi non abbandonano la setta Shingon e non si sono mai chiesti perché [le loro preghiere rimangano senza risposta].
Durante i mesi di giugno e luglio del terzo anno di Jokyu (1221) la corte imperiale di Kyoto entrò in guerra contro il regime di Kamakura. A quel tempo i templi Enryaku-ji, To-ji, Onjo-ji e i sette templi di Nara pregarono Tensho Daijin, Hachiman e Sanno eseguendo i riti esoterici. Quarantuno tra i preti più famosi, incluso il defunto arcivescovo Jien della setta Tendai, i vescovi del To-ji e del Ninna-ji e Jojuin del tempio Onjo-ji, pregarono intensamente per la sconfitta di Hojo Yoshitoki. Anche il secondogenito dell’imperatore Gotoba cominciò a pregare nella sala delle cerimonie di stato l’8 di giugno. La corte imperiale proclamò che avrebbe vinto entro sette giorni. Ma il settimo giorno, il 14 giugno, la battaglia si concluse con una sconfitta e il principe morì di dolore per la morte del suo paggio Setaka che fu decapitato. Ciò nonostante, nessuno si è mai chiesto che cosa ci fosse di sbagliato nelle dottrine Shingon. La prima cerimonia di riti Shingon condotta da Myoun e la seconda condotta da Jien portarono alla completa sconfitta della corte imperiale giapponese. Adesso per la terza volta è stata tenuta una speciale cerimonia per respingere l’invasione mongola. L’attuale regime subirà sicuramente lo stesso destino, ma tieni per te quanto dico, non parlarne a nessuno.
Per quanto riguarda il tuo problema, ti consiglio di non ricorrere al tribunale. Non serbare rancore al tuo signore e non lasciare le tue attuali terre. Rimani a Kamakura e frequenta il tuo signore meno assiduamente di prima; servilo solo di tanto in tanto. Allora realizzerai i tuoi desideri. Rimani calmo, non ti far trasportare dai tuoi desideri, dalla preoccupazione per il tuo rango e dal tuo temperamento.

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