giovedì 27 maggio 2010

Budda e il Buddismo. Domande e risposte.

Tratto dal sito: Nostra terra.
http://www.nostraterra.it/buddha.html



1 - Buddha è un Dio?

Buddha è stato un semplice uomo.
.
2 - Perché viene adorato come un Dio?



Questa è un'idea errata che nasce dall'ignoranza relativa al Buddhismo. Non c'è motivo per adorare Buddha come un Dio.
.
3 - Quale Dio adorano i Buddhisti?

Buddha e i suoi seguaci non hanno parlato di Dio.
.

4 - Dunque i Buddhisti sono atei?
Buddha NON si è occupato dell'esistenza o della non-esistenza di Dio. L'insegnamento Buddhista riguarda la liberazione dalla sofferenza. Esso ha caratteristiche di grande universalità e non è incompatibile con la fede in Dio, né con l'agnosticismo o l'ateismo. L'esistenza e la natura di Dio non sono trattati nelle argomentazioni del Buddhismo. Possiamo quindi affermare che nessuno dovrebbe percepire, da parte del Buddhismo, una "concorrenza" alla propria fede, qualunque essa sia.
.
5 - Il Buddhismo è o non è una religione?
In realtà il Buddhismo NON è una religione, nel senso comune in cui questo termine è inteso. Ovverosia come una tradizione istituzionalizzata concernente una dottrina su Dio, su come gli uomini possono adempiere la Sua volontà, sulle autorità che possono fare da tramite fra l'umano e il divino, ecc...Il Buddhismo ha, nei confronti di ciò, due caratteristiche fondamentali:
a) NON è alcuna di queste cose,
b) NON si pone in conflitto o in alternativa con esse.
È un fatto che, in alcuni paesi come il Tibet, il Buthan, la Thailandia... il Buddhismo è stato fatto diventare un sistema teoretico o una "religione di stato", con tanto di Chiesa, di autorità ecclesiastiche, di dottrine, di moralismi. Di ciò non possiamo certo accusare Buddha, e nemmeno il suo insegnamento originale. Come, del resto, non possiamo accusare Gesù per gli errori delle Chiese Cristiane, per le loro scissioni istituzionali e per le loro divergenze dottrinarie...
Sul fatto che il Buddhismo sia o non sia una "religione", tanto l'occidente che l'oriente sono destinati, per lungo tempo ancora, ad alimentare una interminabile serie di favole e di pregiudizi.
.
6 - Se dunque il Buddhismo non è una religione, cos'è?
Il Buddhismo è un sistema pratico per affrontare il problema della sofferenza e per cercare una liberazione da essa. Fra le poche convinzioni del Buddhismo c'è quella che nessuna acquisizione intellettuale sia risolutiva in tal senso, né le speculazioni filosofiche, i culti, le pratiche liturgiche o i ritualismi di varia natura.Il Buddhismo invita a compiere un percorso che deve essere:
a) esperienziale,b) personale,
al di fuori di ciò ci si sposta verso cose che possono essere belle, elevate, utili, ma che NON sono il Buddhismo.
.
7 - Tornando a Buddha, chi era?
Il Buddha che conosciamo dalle tradizioni è un'entità costituita in larga misura da elementi simbolici e leggendari. Esso è comunque inteso come pura e semplice natura umana. NON sarebbe corretto immaginare Buddha come un'essere sovrannaturale, in grado di compiere miracoli, una incarnazione divina o Dio stesso. La figura di Buddha fornisce lo stereotipo di ciò a cui l'uomo dovrebbe aspirare: ovverosia al fatto di essere illuminato e liberato.Tutto questo non esclude, anzi probabilmente implica, che la figura di Buddha abbia radici in qualche realtà storica. È possibile, infatti che essa abbia preso l'avvio da un personaggio di stirpe regale, vissuto a cavallo fra il sesto e il quinto secolo a.C., contemporaneo di altri "grandi dello spirito": il greco Pitagora, il persiano Zarathustra, i cinesi Confucio e Lao Tze. Il Buddhismo ha ricevuto grande impulso da parte di un re indiano del III secolo a.C., Ashoka, il quale ha adottato (o adattato?) l'insegnamento per farne una religione di stato. Del resto si pensi al fatto che la prima stesura scritta dei "detti del Buddha" è stata fatta a Ceylon (oggi Sri Lanka) quattro secoli dopo il periodo presunto in cui Buddha sarebbe vissuto, e migliaia di kilometri più a sud dei luoghi della predicazione originaria.Una delle fonti migliori per conoscere la figura di Buddha, e alcuni dei suoi probabili aspetti storici, è la seguente:
Thich Nhat Hanh, VITA DI SIDDHARTA IL BUDDHA, Astrolabio Ubaldini Editore, Roma (1992).
In questo libro si racconta che Buddha, il principe Gautama, o Siddharta, della nobile famiglia Sakya, in giovane età avrebbe lasciato moglie e figlio nonché avrebbe rinunciato al diritto al trono per darsi alla vita ascetica, in cerca della causa della sofferenza umana e della verità spirituale. Avendo sperimentato diverse filosofie e diverse pratiche, sarebbe giunto all'illuminazione attraverso una profonda interiorizzazione e la convinzione che gli eccessi e i vari ascetismi, così come i dogmi, le liturgie e le pratiche cultuali, non giovano in alcun modo allo sviluppo della consapevolezza. La vera consapevolezza, che é anche felicità, si raggiunge attraverso l'ABBATTIMENTO DELL'ILLUSIONE. Egli avrebbe insegnato vagando per molti decenni nell'India settentrionale, raccogliendo una vasta comunità di seguaci, talvolta osteggiato dal clero brahmanico locale. Sarebbe morto all'età di oltre ottanta anni.
.
8 - Cosa insegna il Buddhismo?
Il Buddhismo è un metodo, non una teologia o una dottrina. Più che teoria esso è PRATICA: un approccio operativo che ciascuno dovrebbe adottare nei confronti della propria vita. Ovviamente tale approccio prende le mosse da alcune convinzioni fra cui, volendo sintetizzare, quella che...
la vita è accompagnata dalla sofferenza perché l'uomo vive nell'inconsapevolezza della realtà,
egli si affida ai sensi e alla coscienza mentale, accettando come realtà quella che invece è un'interpretazione psicologica di carattere simbolico e illusorio, compresa la percezione del proprio sé come entità separata. La sofferenza è il prodotto di questa dissociazione. Nessuna acquisizione intellettuale può sradicare la sofferenza ma solo la realizzazione esperienziale e personale di tale dissociazione.
.
9 - Allora secondo i Buddhisti il mondo, essendo immaginario, non esiste, lo inventerebbe la mente?
Siamo completamente fuori strada...
la realtà esiste ma l'uomo non la percepisce come tale, bensì secondo schemi che dipendono dalla sua struttura neuropsicologica.
Forma, colore, calore, suono, pienezza, rarefazione, odore, sapore... sono rappresentazioni simboliche che non rispecchiano l'essenza della realtà e che, tra l'altro, riguardano solo piccoli segmenti di realtà. Anche il tempo e lo spazio, come categorie oggettive, assolute e distinte, appartengono all'universo delle interpretazioni mentali. Percorrendo questa strada il buddhista giunge persino a mettere in discussione il senso dell'ego. Ovverosia...
nega che esista realmente nell'uomo qualcosa di essenziale che possa essere definito un sé individuale che non sia, come tante altre percezioni, una rappresentazione illusoria.
.
10 - Il Buddhismo insegna la reincarnazione?
Può sembrare strano: la filosofia originale del Buddhismo NON insegna la metempsicosi, intesa comunemente come trasmigrazione dell'anima individuale da un corpo ad un altro. Ciò costituirebbe una contraddizione in termini ed è, di fatto, una leggenda metropolitana. Il Buddhismo insegna innanzitutto l'inesistenza sostanziale del sé separato. Con questo presupposto, quale sarebbe l'entità individuale che trasmigra da un corpo ad un altro? Qualche sedicente buddhista risponde: la mente personale; dimenticando, o ignorando, che la mente personale è la controparte psichica dell'architettura neurologica e che con la morte essa si dissolve.
Al di là delle tante comuni credenze popolari, secondo le quali è vero tutto l'impossibile e il contrario di tutto il possibile, IL DISCORSO SULLA REINCARNAZIONE ANDREBBE RIVISITATO come concetto di UNIVERSALITÀ della vita e della sua continua trasformazione attraverso INTERSCAMBI e relazioni di CAUSA-EFFETTO (legge del karma).
Purtroppo la chiarezza su questo punto è messa seriamente in pericolo dalla disinvoltura con cui talvolta opinioni e convinzioni di facile e conveniente fruibilità sono confuse con l'insegnamento reale, non altrettanto facilmente comprensibile dalla gente comune. La storia di tutte le religioni reali è storia di un intreccio fra credenze popolari e insegnamento originario. In conclusione: l'autentico pensiero Buddhista NON implica l'idea della reincarnazione intesa nel senso tradizionale della metempsicosi.
.
11 - Il Buddhismo invita ad assentarsi dal mondo e dalle sue faccende?
Siamo ancora fuori strada... Il Buddhismo insegna l'illusorietà del mondo ordinario che l'uomo conosce attraverso l'esperienza sensoriale, NON l'inesistenza del mondo e della realtà essenziale. NON insegna l'assenza ma il DISTACCO, e questo non implica l'assenza ma, al contrario, è la condizione ottimale della presenza.
.
12 - Col Buddhismo scienza e religione entrano in urto frontale?
È esattamente il contrario! Non esiste pensiero più in armonia con le acquisizioni della scienza moderna. Lo confermano la fisica relativistica e quantistica; quella degli spazi cosmici e quella delle particelle elementari. Lo conferma la biologia evoluzionistica, la neurofisiologia e la psichiatria. L'antica immagine euclideo-newtoniana del mondo materiale, nonché quella cartesiana del mondo mentale sono illusioni prospettiche che la scienza moderna ha iniziato a svelare come tali.
.
13 - Il Dalai Lama è, come il Papa per i Cattolici, l'autorità suprema e centrale del Buddhismo?
Certamente NO! Il Dalai Lama è solo il presidente in esilio del Tibet (nazione attualmente sotto il dominio cinese). Il governo tibetano precedente l'invasione cinese era costituito da una clerocrazia e il capo era, ed è considerato tuttora, Tenzing Gyatso (Dalai Lama). La sua popolarità nel mondo è dovuta senz'altro alle qualità umane, culturali e spirituali, ma la sua fama è in parte il risultato di una strumentalizzazione propagandistica nel conflitto economico politico che oppone l'occidente alla Cina (fermo restando, ovviamente, che il Tibet, come ogni altro paese, ha diritto alla sua libertà e indipendenza). Molte figure del Buddhismo contemporaneo, altrettanto degne, sono sistematicamente sconosciute in occidente, perché non sono adatte ad una simile strumentalizzazione utilitaristica. Il Buddhismo non ha nessun "Pontefice". Esistono numerose scuole e interpretazioni del Buddhismo, spesso identificate con le tradizioni dei paesi nei quali ha avuto maggiore sviluppo: Tibet, Shri Lanka, Birmania, Thailandia, Cambogia, Viet Nam, Cina, Corea, Giappone... Si può così parlare di Buddhismo Theravada, Mahayana, Chan, Zen, Tantrismo buddhista, ecc... In genere queste scuole non si pongono l'una nei confronti dell'altra in una situazione di aperto conflitto, come succede invece fra Cattolici, Ortodossi e Protestanti, in ambito Cristiano, o fra Sunniti e Shiiti, in ambito Musulmano.
.
14 - Perché dovrei convertirmi al Buddhismo?
Personalmente lascerei perdere ogni questione di CONVERSIONE, anche perchè non stiamo parlando di una religione o di una ideologia esclusivista, e la sostituirei con tutta un'altra domanda: ...perché dovrei continuare ad ignorare il Buddhismo? Troppo spesso le religioni sono indossate come divise della propria identità etnica e culturale, ed utilizzate come pretesti per giustificare le peggiori attitudini. È tempo che l'approccio spirituale muti radicalmente sostanza e che l'idea di APPARTENENZA sia letteralmente soppiantata da quella di COMPRENSIONE. Chi è nato e cresciuto cristiano, ebreo, musulmano, indù, agnostico, ateo... dovrebbe semplicemente essere quello che è nel MODO MIGLIORE possibile. In ciò il Buddhismo fornisce un buon aiuto.
.
15 - Che altro insegna il Buddhismo?
Oltre alle cose dette al punto 8, possiamo aggiungere, con riferimento a quanto classicamente attribuito allo stesso Buddha, che il Buddhismo insegna i "Tre Principi Fondamentali" e le "Quattro Nobili Verità":
I "Tre Principi Fondamentali":
IMPERMANENZA (tutto ciò che è esperibile ha inizio e fine),
NON SÉ (niente ha esistenza in sé come entità distinta e separata dal resto, nemmeno l'identità dell'uomo),
NIRVANA (il substrato essenziale di tutto, compresa la dimensione umana, è una realtà radicata nella coscienza e libera dal dualismo piacere-dolore),
Le "Quattro Nobili Verità":
il vivere comune è intriso di sofferenza,
la sofferenza ha delle cause che spesso ci sfuggono,
è possibile l'emancipazione dalla sofferenza,
esistono delle indicazioni per cercare la liberazione dalla sofferenza,
Ovviamente tutto ciò deve essere ben spiegato, e non è questa la sede per tale approfondimento. Ci basti aggiungere che tali punti sono finalizzati a mettere l'uomo in condizioni di raggiungere l'esperienza non ordinaria di "conoscere se stesso" nella sua reale essenza. In conseguenza di ciò le cause comuni della sofferenza perdono la loro supremazia nell'universo mentale. L'uomo ha così accesso alla fonte della beatitudine totale (Nirvana) che è già latente in lui, soffocata dal meccanismo psicologico a cui si trova normalmente sottomesso. Un obiettivo che si manifesta nel corso di tutta la vita comune come anelito a qualcosa di più risolutivo e permanente del semplice appagamento dei sensi, dei desideri e degli istinti.
.
16 - Che devo fare se voglio approfondire la mia conoscenza del Buddhismo?
Consiglio di iniziare con la lettura del libro di Thich Nhat Hanh che abbiamo precedentemente citato: "Vita di Siddharta il Buddha", seguito da "Il Sentiero" (stesso autore, stesso editore). In secondo luogo attingerei il più possibile alle fonti originali, fra cui principalmente il DHAMMAPADA. Solo in seguito leggerei commenti moderni, di autori occidentali e orientali. Infine cercherei di non dimenticare che la Verità ha un'unica casa: il centro di noi stessi. Quel luogo lo possiamo raggiungere esclusivamente da soli. Se vogliamo arrivarci, dobbiamo arrangiarci. Ma, per nostra consolazione, in tutte le strade, anche nelle più impervie, si trovano ogni tanto dei cartelli...

3 commenti:

  1. Bello. Spiega molto bene ciò che cerco di spiegare quando parlo del buddhismo. Mi sarà utile, lo userò. Grazie.

    RispondiElimina
  2. Altre prospettive a cui bisognerebbe aprire la nostra mentre

    RispondiElimina
  3. Vorrei sapere l'opinione del Buddismo riguardo l'eutanasia ed il suicidio di cui sempre più spesso si sente parlare. Nello specifico vorrei fare alcuni esempi pratici.
    - Nel primo caso una persona è malata di cancro incurabile allo stadio terminale con una aspettativa di vita di poche settimane.
    - Nel secondo caso la persona è oramai completamente paralizzata nel letto per sclerosi multipla ma con una aspettativa di vita ancora di diversi anni.
    - Nel terzo caso la persona è malata di alzaimer con brevi momenti di lucidità ma con una aspettativa di vita di molti anni.
    - Nel quarto caso la persona è fisicamente sana ma profondamente depressa.
    Tutti e quattro sono malati, chi a livello fisico, chi psicofisico e chi solo psichico, tutti decirono di togliersi la vita accomunati da un unica idea: che per loro la vita non abbia più alcuno scopo né possa averlo in futuro.
    Ora vorrei sapere se per il buddismo l'idea di porre fine alla propria vita in questi casi sia un gesto sbagliato e se possa influire negativamente o positivamente sul carma e prolungare il ciclo delle rinascite ritardando il raggiungimento dell'illuminazione.
    Grazie

    RispondiElimina

-- --
-- --
-- --